Vilma Costa
In foto Vilma Costa coordinatrice P.O. Uil Sicilia

In occasione della Giornata Internazionale della donna lo scorso 8 marzo, il Servizio Mercato del lavoro della Uil ha reso noti i risultati sull’analisi “Donne e Lavoro”. Quello che emerge è che il tasso di occupazione femminile in Italia rimane ben al di sotto della media europea: 49,4% contro i 60 %. Dato ulteriormente penalizzante se paragonato al tasso di occupazione maschile che in Italia si attesta al 68,5 %.

A gravare sulle donne è spesso l’attività di assistenza familiare, l’insufficienza dei servizi di cura (servizi per l’infanzia e assistenza ai non autosufficienti), unitamente all’alto costo per accedere a tali servizi, ne fa derivare una difficoltà per le donne di conciliare la vita privata con il lavoro. Ne è prova, non solo l’alto numero di donne inattive, ma anche l’alta percentuale di ricorso ad un orario di lavoro part-time: 3,1 milioni di donne sono in part- time rispetto a 1,1 milioni di uomini.

Il gender gap è molto marcato anche sui dati relativi alle dimissioni volontarie: 8 dimissioni su 10 vengono date da donne.

 

 

Le regioni maggiormente colpite dal fenomeno della disoccupazione femminile sono quelle del sud: una percentuale del 19,3%, maggiore di oltre 10 punti percentuali rispetto alle donne del Centro e di 12,7 punti se confrontato con le donne del Nord.

 

Abbiamo chiesto a Vilma Maria Costa, neo Responsabile per le pari opportunità della Uil Sicilia, cosa sta accadendo al mercato del lavoro siciliano per quanto riguarda l’occupazione femminile:

Nella storia del lavoro l’occupazione femminile in Sicilia rispetto a quella degli uomini è stata sempre molto penalizzata, anche per ragioni di carattere culturale. La situazione è senz’altro migliorata, ma ancora si deve lottare non soltanto per l’ottenimento di un posto di lavoro, ma soprattutto per l’ottenimento di quelle posizioni apicali che spesso vengono riservate soltanto agli uomini sia nel pubblico che nel privato.

Lo studio della Uil, al quale lei fa riferimento, ci fotografa la situazione al 2018 del mercato del lavoro per genere in tutta Italia e precisamente ci fornisce i seguenti dati: al Nord e al Centro gli uomini occupati sono circa il 70%, nel Mezzogiorno circa il 55%, per quanto riguarda, invece, le donne, al Nord lavorano circa il 60%, al Centro circa il 55% e nel Mezzogiorno circa il 33%. Dati realmente sconfortanti! E ancora più sconfortanti se parliamo di Sicilia che nella tabella Eurostat del 2017 sull’occupazione femminile si colloca come ultima regione con soltanto il 29,2% di donne lavoratrici.

 

Qual è l’impegno del sindacato per arginare questo gap con le altre regioni?

La Uil Sicilia è stata sempre molto sensibile alla presenza della donna nel mercato del lavoro e le responsabili che mi hanno preceduto hanno lavorato bene e ampiamente su tavoli di concertazione con controparti aziendali e con il Governo regionale per agevolare e proteggere la lavoratrice, ma la strada è ancora lunga e da continuare a percorrere senza demordere. Conto di incontrarmi a breve con tutto il Coordinamento Sicilia Pari Opportunità per vedere quali sono le criticità attuali e insieme in team attuare le strategie necessarie per affrontarle.

 

Lo studio della Uil ha, inoltre, analizzato il cosiddetto gender pay gap. Ne emerge che a parità di inquadramento contrattuale, le donne percepiscano una retribuzione media mensile inferiore, con retribuzioni molto basse per le lavoratrici del Mezzogiorno. Il tema della disparità salariale tra uomini e donne è al centro dei rinnovi contrattuali di tutte le categorie, quali sono le sue considerazioni sul tema, che spesso coinvolge le lavoratrici del sud?

Penso che grandi passi avanti siano stati fatti, grazie al Sindacato tutto, con la contrattazione di genere nata al fine di garantire stesse condizioni favorevoli a uomini e donne e stessa retribuzione a parità di grado e qualifica, cosa che, anacronisticamente, ancora oggi in molti Paesi non viene rispettata, basti pensare che, per l’equità salariale tra uomo e donna, in Islanda è stata varata a luglio dell’anno scorso (quindi recentissima) una legge, la più severa al mondo, che impone a istituzioni pubbliche e private, aziende, banche e a qualsiasi datore di lavoro con più di 25 dipendenti di assicurare pari retribuzione alle donne a pari qualifica con gli uomini. Purtroppo ancora oggi è necessario varare leggi per imporre uguaglianza sociale!

Migliorare la posizione delle donne nel mercato del lavoro e far sì che queste possano essere sempre più numerose  è una sfida alla quale il Sindacato non intende sottrarsi.