Le Segreterie di Coordinamento di Riscossione Sicilia della Fabi, First-Cisl, Fisac-Cgil, Uilca, Unisin hanno scritto al Presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, un appello per trovare una soluzione definitiva alla crisi aziendale.
Si legge nel comunicato che il Presidente di Riscossione Sicilia, Branca, a febbraio aveva “preannunciato il rischio di non potere pagare gli stipendi già il prossimo giugno”.
Questo senza che fossero state bloccate tutte le attività di incasso e riscossione, in particolare, la rottamazione, che avrebbero procurato, tramite l’aggio, introiti all’Azienda. I sindacati temono che, questa ulteriore carenza di introiti farà diventare più urgente se non attuale il problema di mancanza di liquidità.

Come già richiesto a gran voce al Presidente della Regione Siciliana nel corso della manifestazione regionale fatta il 4 marzo 2020, la soluzione definitiva col passaggio all’Agenzia delle Entrate, sembra quella più efficace per consentire ai dipendenti dell’Azienda di lavorare con più tranquillità e per garantire un’attività essenziale per la comunità. In quella occasione, il Presidente Musumeci ha rassicurato la delegazione sindacale circa i tempi di risoluzione del problema, indicando in circa due mesi il tempo necessario al tavolo tecnico con ADER per valutare il passaggio sotto l’egida dell’Agenzia nazionale e garantendo, altresì anche l’assenza di soluzione di continuità per i dipendenti e la salvaguardia dei livelli occupazionali.

La ristrutturazione aziendale, che ha portato alla chiusura di tanti sportelli con l’operatività presente solo in 9 realtà ed il relativo risparmio di costi di gestione, la cura dimagrante del personale che, da circa 1.200 unità dei tempi di MPS è passata a meno di 700 unità, fa sì che potrebbe non esserci altro da spremere per ridurre i costi salvo quelli legati ad una gestione ancora farraginosa delle notifiche per i contribuenti senza pec. L’aggio, abbassato per legge a tutti i “riscossori” italiani, avrebbe dovuto portare nelle casse di Riscossione Sicilia, 6 milioni come clausola di salvaguardia che non sono mai arrivati dalla Regione.

L’Azienda non ha più linee di credito attive con alcuna banca. Questo sarebbe il minore dei mali poiché, se d’accordo il socio “Regione Siciliana”, si potrebbero bloccare parte dei riversamenti alla stessa Regione per far fronte alle necessità amministrative, non ultime quelle degli stipendi di chi lavora in Azienda.

 

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