Dopo l’acquisizione e l’incorporazione da parte di Intesa San Paolo di Banca Nuova in Sicilia, quanti sportelli sono stati chiusi e quanti si prevede chiuderanno?
“La Banca ha proseguito nella politica di chiusura e accorpamento degli sportelli, in Sicilia come altrove. Alcune piazze (es. Caltagirone: da 3 a 1) hanno visto una razionalizzazione pur mantenendo la presenza sul territorio, altre hanno visto l’Istituto ritirarsi definitivamente, “camuffando” il ritiro dal territorio con accorpamenti verso piazze limitrofe. Circa il 60% degli sportelli Banca Nuova è stato chiuso: in molti casi per manifesta sovrapposizione con le agenzie ISP. Anche qui, alcuni disagi: l’utilizzo di locali già al limite della sufficienza senza radicali interventi di logistica e ristrutturazione, ha reso meno fruibili gli spazi; in particolare gli spazi di attesa e la riservatezza
sono state spesso scarsamente considerate.”
Cattive pratiche commerciali. ISP come si comporta? Vengono rispettati il work-life balance, il diritto di disconnessione, l’etica commerciale come da accordo aziendale? Ci sono casi di “aggressioni” verbali o altro ai collaboratori da parte di quadri intermedi?
“Bisogna dire il linguaggio – prima spesso aggressivo e sfilacciato, se non proprio volgare – si è fatto più ragionevole. L’avvio nel contratto di II livello precedente di un riconoscimento normativo del fenomeno, ha limato i picchi più ruvidi delle pressioni ma, ancora molti capi area interpretano il ruolo con sostanziali pressioni sui direttori, proponendo monitoraggi e “game” estemporanei, chiedendo reportistiche quotidiane o più frequenti che, a caduta, molti direttori ribaltano sui collaboratori.
Il problema più grave è che gestori o direttori non capiscono che la priorità attribuita all’attività commerciale a scapito degli obblighi normativi provoca un’indebita assunzione di rischio da parte dei colleghi.
Il mancato raggiungimento del budget non è mai sanzionabile disciplinarmente
Il mancato o incompleto rispetto di obblighi normativi può dar luogo ad azioni sanzionatorie anche gravi.
L’azienda, in tal modo e subdolamente, scarica sul dipendente il rischio di impresa, “creando” dal nulla spazi e tempi di lavoro in cui, formalmente, essa non attribuisce alcuna manleva da attività obbligatorie, bensì è il dipendente che, autonomamente, sceglie di venir meno agli obblighi normativi.
Dobbiamo creare, specie nei più giovani, una coscienza normativa verso la quale le aziende non preparano più i dipendenti, chiamati solo a sviluppare o le dinamiche di vendita o la conoscenza di prodotti.”
Quante contestazioni, quante volte vengono coinvolte le OO.SS. e qual’è il rapporto esiti positivi/quantità contestazioni.
“Negli ultimi anni l’insistenza delle contestazioni disciplinari si è infittita e ha assunto anche perimetri e formalità nuove.
Innanzitutto è invalsa l’abitudine di aggiungere alla contestazione del singolo fatto una serie di piccoli particolari privi di relazione con il fatto.
In tutto questo troppi colleghi ancora vivono l’iter disciplinare come un’onta di cui vergognarsi e, spesso, provvedono agli atti formali in autonomia, non conoscendone le implicazioni e, quindi, precludendosi eventuali azioni di tutela.
L’Azienda si assicura in tal modo, mani libere perché la risposta oltre i termini ha inefficacia giuridica e libera completamente il datore di lavoro dall’esame oggettivo delle giustificazioni addotte.
Con questi presupposti, il rapporto contestazioni/sanzioni effettivamente comminate è al 100%.
Un settore, questo, in cui sia la contrattazione nazionale sia quella di II livello dettano pochissime e vaghe regole generali, si deve puntare a trasferire sostanzialmente le garanzie di legge a tutela dei lavoratori, facendo capire alle Banche che i diritti del cittadino verso la giustizia e il giusto processo non si fermano davanti al portone della Banca.”