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Anche quest’anno, ma con modalità diverse dalla consuete, è stato presentato a Palermo il Report annuale della Banca d’Italia sull’economia della Sicilia. La presentazione del rapporto è stata trasmessa in diretta video sul canale YouTube della Banca d’Italia.
Ciò che ne è emerso è una situazione stagnante dell’economia siciliana, come confermato dalle stime di Prometeia relative al 2019. L’arrivo in Italia della pandemia da corona virus ad inizio 2020 e il successivo lock down, hanno messo in grande difficoltà il sistema economico della nostra Regione. Le misure di distanziamento sociale e la chiusura parziale delle attività nei mesi di marzo e aprile hanno avuto pesanti ripercussioni sull’attività economica nazionale e regionale. Secondo il report, nella prima parte del 2020 l’attività produttiva ha subito una contrazione significativa a causa del diffondersi della pandemia. Le imprese hanno fronteggiato un drastico calo della domanda interna, che ha determinato una marcata riduzione dei ricavi attesi, soprattutto nel comparto dei servizi privati non finanziari.
“Centronord e Centrosud stanno vivendo la crisi post pandemica in modo completamente diverso, com’era inevitabile che fosse, perché le due realtà economiche hanno connotati, strutture e morfologie totalmente diverse. Una cosa è chiudere un’azienda che produce ceramiche e che all’indomani della riapertura può ripartire, un’altra è riaprire un albergo dopo il lockdown. Purtroppo, adesso dobbiamo avere un approccio molto cauto, perché non possiamo prevedere quali saranno gli effetti nel prossimo inverno e cosa ci riserverà il futuro”.
Così il vicepresidente della Regione siciliana e assessore regionale all’Economia, Gaetano Armao, intervenuto alla presentazione del report 2019 di Bankitalia sull’Economia siciliana e gli effetti post Covid. “A livello centrale si è scelto di usare misure uguali per un Paese diviso.”

Per quanto riguarda le famiglie, dal punto di vista finanziario risulterebbero più resistenti alla congiuntura sfavorevole rispetto ai precedenti episodi di crisi. Ma la regione Sicilia continua a caratterizzarsi per un livello di reddito inferiore alla media italiana e per una più ampia disparità nella sua distribuzione.
Ma a far soffrire di più le famiglie è la crisi occupazionale, inasprita dall’attuale emergenza sanitaria. Nella prima parte del 2020 il mercato del lavoro ha risentito del progressivo rallentamento dell’attività economica e della sospensione di alcune attività non essenziali disposta per il contenimento della pandemia: i dati amministrativi sulle comunicazioni obbligatorie evidenziano un forte calo delle assunzioni nei mesi di marzo e aprile. La disuguaglianza dei redditi da lavoro, aumentata a seguito delle precedenti crisi, rimane elevata a causa del persistere di una maggiore incidenza di nuclei attivi senza reddito da lavoro. La quota di famiglie in povertà assoluta in Sicilia è maggiore rispetto alla media italiana, e rischia di aumentare ulteriormente a seguito degli impatti dell’emergenza sanitaria, nonostante le misure di contrasto alla povertà e di sostegno al reddito messe in atto sul territorio.
“Sono tre le direzioni su cui puntare per affrontare la crisi post pandemica: gli investimenti sul digitale, in infrastrutture e beni culturali, il sostegno alle imprese e alle famiglie mediante incentivi a fondo perduto e le riforme” ha concluso Armao.

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