Tra qualche anno, a causa dell’innalzamento dei livelli degli oceani, ci saranno molte più ville con vista mare.

Questo è quanto ha sostenuto l’ex Presidente Usa Donald Trump in una delle sue ultime uscite pubbliche, commentando gli effetti della crisi climatica che si attendono nel medio/lungo periodo, soprattutto per l’ignavia dei governanti come lui in molte parti del pianeta.

Sono centinaia gli scienziati che tracciano degli scenari apocalittici per la terra ed i suoi abitanti se non si dovessero mettere in atto da subito una serie di provvedimenti per la riduzione delle emissioni nocive (CO2 e gas serra) e di provvedimenti per limitare i danni che saranno causati da eventi climatici avversi d’altronde già iniziati come alluvioni, forti temporali, onde di calore, desertificazione, scioglimento di ghiacciai, etc.

La crisi climatica deve (non più dovrà) essere affrontata a livello globale poiché, seppur dovessimo diventare virtuosi in molti paesi della UE e noi stessi, affrontando con successo la mitigazione, cioè il rallentamento o l’annullamento delle emissioni di CO2 e di gas serra nell’atmosfera, seguendo gli ammonimenti di centinaia di scienziati e le indicazioni purtroppo “non vincolanti” di enti governativi come ONU, UE, etc, ci sarebbero tanti (troppi) posti nel mondo che continuerebbero ad inquinare in maniera oramai quasi irreversibile il nostro pianeta. Esempi sono la Cina e l’India che, per motivi di carattere economico, non vogliono perdere lo slancio di produzione industriale ed un riposizionamento nell’economia globale seppur conseguiti a costo di molto inquinamento.

Ma anche il raggiungimento degli obiettivi generali di mitigazione entro il 2030 ed il 2050, non farebbe sparire d’incanto i fenomeni climatici avversi che sono già cominciati. Abbiamo aspettato troppo. Abbiamo inquinato troppo. Abbiamo deforestato troppo. Abbiamo cementificato troppo!

Siamo ancora in grado di non superare, per alcuni fenomeni, il punto di non ritorno. Ma dobbiamo impegnarci tutti per raggiungere questo obiettivo.

Ma la situazione attuale comporta la necessità che, oltre alla “mitigazione” delle emissioni di CO2 e gas serra, si mettano in atto anche le indicazioni per “l’adattamento”.

Quest’ultimo serve a ridurre l’impatto degli eventi climatici avversi e violenti su infrastrutture, abitazioni (le ville con vista mare, per esempio) e può/deve essere gestito anche a livello locale a partire dalle amministrazioni comunali. Sono già molte le città che si stanno attrezzando o che hanno già fatto di piani di resilienza o anche di adattamento.

Esempi virtuosi in Europa sono quelli di Barcellona che ha costruito dei parcheggi sotterranei che, in caso di alluvione, diventano delle cisterne di accumulo per prevenire allagamenti in città. Oltre Barcellona hanno soluzioni simili Copenaghen, Rotterdam, ed altre capitali in cui sono state create anche delle “Water Place”, piazze d’acqua che sono utilizzate al 90% del tempo per attività sportive, ludiche o artistiche ma, in caso di pericolo alluvionale, si allagano per evitare il collasso della rete fognaria e l’inquinamento da parte dei liquami dell’acqua piovana. E’ così che, con opportune infrastrutture per il filtraggio e lo stoccaggio, questi eccessi di precipitazione diventano una risorsa in caso di necessità.

Fonti:

https://asvis.it

https://futuranetwork.eu

 

 

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