Massimo Masi

 

Si è tenuta giorno 8 gennaio l’audizione in Commissione Finanze della Camera dei Deputati sul disegno di legge c.2302 recante “Misure urgenti per il sostegno al sistema creditizio del Mezzogiorno e per la realizzazione di una banca d’investimento”, avente lo scopo, anche attraverso l’acquisizione di partecipazioni in società̀ finanziarie e bancarie, di promuovere lo sviluppo dell’economia del Mezzogiorno. Per la Uilca e la Uil è intervenuto il Segretario Generale dei bancari Massimo Masi il quale si è dichiarato favorevole alla creazione di una banca d’investimento al Sud. La Uilca pochi mesi fa, proprio per porre l’attenzione della politica sulla “Questione meridionale” e sull’abbandono da parte degli istituti di credito delle regioni del Mezzogiorno d’Italia, ha organizzato un importante convegno a Palermo dal titolo “+Sud” denunciando tra le altre cose il pericolo sociale e non solo economico della desertificazione bancaria nelle aree più depresse del Paese.

“La creazione di una banca d’investimenti nel Sud è a nostro giudizio un’iniziativa positiva e come tale la appoggiamo con forza convinti che 1.700.1591 imprese attive nel Mezzogiorno, (il 33% del totale delle aziende nazionali) richiedano e necessitino di servizi finanziari innovativi e qualificati per poter competere nel mercato nazionale e internazionale”  ha dichiarato Masi durante l’audizione. Ma è necessario andare oltre la creazione di una banca per gli investimenti, bisogna creare anche le condizioni per fare gli investimenti: ridurre la burocrazia in eccesso, costruire infrastrutture digitali ed edili, investire in formazione e sicurezza, altrimenti potremmo avere la banca per gli investimenti ma nessuno investitore. Da questo dipende anche la capacità di attrarre giovani e di evitare l’emigrazione della popolazione che cerca lavoro e nuove opportunità̀.

L’auspicio è che le risorse messe a disposizione dal decreto legge 142/2019 possano essere investite nell’istituto pugliese, commissariato lo scorso 13 dicembre, poiché pur trattandosi di una piccola banca un eventuale crack trascinerebbe con sé l’economia di diverse regioni del Sud, già provate da altre problematiche inerenti l’occupazione (non ultima la vicenda Ex Ilva).

Proprio il tema della salvaguardia dell’occupazione è stato centrale durante l’intervento: a rischio ci sarebbero 900 posti di lavoro (su 2.987). Un sacrificio inaccettabile considerato che i lavoratori hanno già pagato un prezzo molto alto (20 milioni di euro attraverso i contratti di solidarietà).

La Uilca ha  proposto, da molti mesi, che la Banca Popolare di Bari, diventi anche un polo aggregante per le altre piccole banche del Sud che, vedi anche la siciliana Banca Agricola Popolare di Ragusa, hanno o stanno attraversando momenti delicati.

La Uilca attraverso le analisi del suo Centro Studi Orietta Guerra dal 2013 denuncia la preoccupante situazione dei crediti deteriorati della Banca Popolare di Bari ben al di sopra delle medie ritenute “sicure” dal sistema: “Perché tutti sapevano e nessuno ha fatto nulla? Perché si è arrivati solo ora a prendere dei provvedimenti, quando la situazione era già difficile negli anni scorsi?” con questo interrogativo ha concluso Masi.

Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha rassicurato che il piano di ristrutturazione e rilancio della Banca Popolare di Bari avverrà entro metà anno. L’obiettivo finale sarà quello di trasformare l’istituto di credito pugliese in una società per azioni.

Gualtieri ha però spiegato che l’utilizzo come attivo dei crediti fiscali, oggetto di un dialogo con la Commissione europea nell’ambito del salvataggio, presenterebbe “tempi incompatibili” con le esigenze dell’intervento e “condurrebbe presumibilmente a un diniego” di Bruxelles.