Nei mesi scorsi le sezioni riunite della Corte dei Conti hanno rigettato il ricorso del Comune di Catania contro la delibera che ha decretato il dissesto economico e finanziario dell’Ente.

Da qui ha preso il via l’iter presso l’assessorato agli Enti locali della Regione Siciliana per la liquidazione dell’Ente e con la nomina dei componenti dell’Organismo speciale per la liquidazione (Osl) che dovrà gestire la massa passiva.

Il sindaco e la sua giunta resteranno in carica. “Prendiamo atto con amarezza di questo giudizio della magistratura contabile che conferma la delibera del 4 maggio scorso e che toglie al Comune ogni possibilità di evitare il default” afferma il sindaco di Catania, Salvo Pogliese.

Come si ripercuoterà il dissesto sulla città di Catania e sul mondo del lavoro? Lo abbiamo chiesto ad Enza Meli, Segretario Generale Uil Catania:

Catania, una città – non solo un Comune – in dissesto?

“Il dissesto finanziario del Comune rappresenta, in effetti, un disastro sociale per la città. Non è tempo, però, di piangersi addosso. Catania non è in agonia ma era e resta una terra fatta di donne e uomini, giovani e pensionati, con una carica straordinaria di vitalità, passione e talento. Ecco perché proprio noi della Uil, insieme con le altre organizzazioni sindacali e imprenditoriali, siamo scesi in strada e nelle piazze per dire: Catania è viva. Nessuno spenga la luce!”.

Chi vuole “spegnere la luce”?

“Le logiche di mercato sono spietate, facile comprendere come le risorse umane e professionali dei catanesi, dei siciliani, possano fare paura. Ci sono state negate opportunità concesse ad altri, ad esempio in termini di infrastrutture. Ecco perché noi oggi non vogliamo assistenza, né elemosine. Piuttosto denunciamo promesse non mantenute e possibilità negate, rivendichiamo occasioni autentiche di lavoro e sviluppo”.

Messaggio forte e chiaro a Governi e governanti …

“Ci aspettiamo, intanto, che i rappresentanti dei catanesi eletti nelle istituzioni politiche statali e nazionali alzino la voce, così come stiamo facendo noi. Così, risulterà più facile per il Governo nazionale e per quello regionale comprendere che va sostenuto davvero lo sforzo avviato dal Comune di Catania per scalare l’Everest di debiti nei quali s’è ritrovato per colpe della politica. Adesso, dunque, la politica trovi rimedi e soluzioni”.

Il sindacato, quindi, si chiama fuori?

“Al contrario. La storia della Uil è fatta di responsabilità e concretezza. Per questo, abbiamo sollecitato il confronto con l’amministrazione comunale e chiesto che condivida con noi le scelte, dolorose e doverose, imposte dal dissesto. È un percorso difficile, ma noi pretendiamo che venga assicurata equità. Siamo disposti a tutto per scongiurare il rischio, forte, di macelleria sociale. Non consentiremo che, ancora una volta, paghino i più deboli”.

Priorità. Al Comune cosa chiedete?

“Proprio perché sollecitiamo equità, riteniamo prioritaria l’azione di contrasto all’evasione fiscale. Per capire quanto tutto questo abbia pesato nel disastro di bilancio al Comune di Catania, basta leggere le motivazioni del giudizio con cui la Corte dei Conti ha disposto il dissesto. Sono pagine persino inquietanti, poiché rivelano lo scandalo di una pratica diffusa che è indegna di una società civile”.