Nonostante i numerosi interventi a favore di famiglie e imprese proclamati nelle dirette tv e inseriti nei vari Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri delle precedenti settimane, la situazione economica rimane il grande problema, dopo quello sanitario, da dover affrontare nel nostro Paese, ancor di più se pensiamo alla Regione Sicilia.

Spesso in Italia si deve tener conto delle lungaggini burocratiche e delle falle nel sistema, ma mai come in questo caso, tutto questo può tradursi in danni economici e sociali enormi.

Un primo campanello d’allarme arriva da Confcommercio Sicilia. La Presidente Patrizia Di Dio, ha infatti scritto al Presidente di Confcommercio Italia Sangalli per denunciare le criticità nell’erogazione del credito per aziende già in sofferenza.

La possibilità di accesso al prestito, fino a 25.000 euro per piccole imprese e professionisti è in molti casi condizionato dalla mancanza di sofferenze precedenti l’emergenza covid.

“Rileviamo, infatti, che alcuni Istituti di Credito sostengono che nonostante vi sia l’integrale garanzia del Fondo, ciò non esime le stesse dal verificare il merito creditizio delle imprese richiedenti e conseguentemente di escludere dall’agevolazione quelle imprese che erano già in sofferenza prima che si verificasse l’emergenza sanitaria. Non si comprende se tale atteggiamento sia dettato dallo stesso Fondo Centrale di Garanzia, da un regolamento interno ai vari istituti, di certo non vi è traccia nel d.p.c.m recentemente emanato. Comprenderai che lasciare fuori dalle agevolazioni molti imprenditori che cercavano di uscire da una precedente crisi, comporterà l’inevitabile chiusura delle attività degli stessi.”

Ma anche per le aziende che non presentavano precedenti problematiche si registrano comunque, ritardi, confusione e lungaggini ingiustificate nel rapporto con gli Istituti di Credito.

Il problema del credito potrebbe riguardare anche i lavoratori, la sospensione del pagamento della quota capitale e l’allungamento delle scadenze dei finanziamenti per le aziende siciliane che avevano attivate linee di credito con gli istituti regionali come la CRIAS rischia di provocare un effetto collaterale molto pericoloso, cioè l’impossibilità del pagamento degli stessi dipendenti.

A completare il quadro drammatico dell’economia siciliana i ritardi nell’erogazione della cassa integrazione in deroga. L’Isola ha sottoscritto in ritardo l’accordo per la cassa in deroga ed ha anche inserito in quell’accordo il ricorso ad un ente bilaterale certificatore, contestato dalle parti sociali e da quelle datoriali. Ad oggi non c’è ancora traccia del completamento delle domande nonostante la situazione difficile che vivono lavoratori e aziende.

“La cassa integrazione in deroga in Sicilia ha interessato più di 120mila lavoratori, il doppio rispetto alla Lombardia. La maggior parte delle famiglie sono monoreddito, per questo chiediamo che la regione integri il provvedimento portando la Cigs dall’80 al 100 per cento.” Queste le parole di Claudio Barone Segretario Generale Uil Sicilia, che continua “servono risposte ai lavoratori rimasti fuori da interventi di sostegno al reddito, come ad esempio gli stagionali, i tempi determinati collegati al mondo del turismo, del commercio e dello spettacolo.”

La Uil Sicilia ricorda alla Regione Siciliana che ha adesso la possibilità di utilizzare senza vincoli i fondi europei che non era riuscita a spendere. Un ‘occasione questa che non può essere persa.

 

Lascia un commento

Please enter your comment!
Please enter your name here