Questa nuova organizzazione del lavoro basata sul modello 100 – 80 – 100 (ovvero il 100% della retribuzione con l’80% delle ore lavorate attualmente e con il mantenimento di almeno il 100% della produttività), è stata sperimentata da varie organizzazioni nel mondo con risultati incoraggianti.

Nel 2018, in Nuova Zelanda, la società di consulenza finanziaria “Perpetual Guardian” ha sperimentato che i 4 giorni lavorativi a settimana, a parità di retribuzione, hanno generato un aumento della produttività del 20%, una diminuzione del 27% dei giorni di malattia ed un aumento della soddisfazione dei dipendenti del 45%.

Nel 2019 in Giappone, Microsoft, in un esperimento analogo, ha ottenuto un aumento della produttività del 40% ed una riduzione dei costi energetici di struttura del 23%. Altre esperienze sono state condotte da varie aziende ma in contesti specifici.

Nel Regno Unito, dallo scorso giugno, è partito un progetto organizzato dalla Ong “4 Day week global” insieme al think tank “Autonomy” ed alle università di Cambridge, Oxford e Boston che coinvolge 70 aziende e 3.300 lavoratori.

Dopo sei mesi, Forbes sostiene che il 34% delle aziende rileva un leggero miglioramento della produttività, mentre per il 15% è migliorata significativamente. Per il 46% è rimasta invariata nonostante un giorno di lavoro in meno. Infine, l’86% degli intervistati manterrebbe volentieri questa organizzazione.

Altri progetti analoghi partiranno, anche nel 2023 negli stati Uniti, in Irlanda, in Canada ed in Australia.

In Islanda il 90% degli addetti ha una settimana lavorativa di 4 giorni. In Svezia, la riduzione delle giornate di lavoro settimanale ha coinciso con una riduzione delle retribuzioni decisione che ha portato ad un’accoglienza tiepida del progetto.

In Giappone molte aziende di primaria importanza adottano già questo modello. Ricordiamo che in questo paese si registra il maggior numero di morti per eccessivo lavoro.

In Belgio la riduzione dei giorni di lavoro è regolata per legge ma il modello non è il 100 – 80 – 100 poiché le ore della giornata in meno non sono perse ma spalmate sugli altri 4 giorni.

Così ha fatto un primario gruppo bancario nazionale, proponendo la possibilità volontaria di lavorare per 4 giorni a settimana ma per 9 ore al giorno.

Di fatto, questa nuova metodologia con il modello 100 – 80 – 100 per i Paesi e le aziende illuminate, dovrebbe contribuire a ridurre lo stress lavoro correlato contribuendo alla riduzione del burn out, alla riduzione dei giorni di malattia (aumento produttività e riduzione costi sociali), all’attenuazione dei fenomeni di “quiet quitting” (lavorare lo stretto indispensabile a causa dell’insoddisfazione per la propria attività) e della “great resignation” (licenziamenti da parte di molti addetti con notevole skill). Anche per le aziende ci sarebbero i vantaggi legati alla riduzione dei costi energetici ma anche delle contestazioni interne. Infine ne beneficerebbero le comunità per la riduzione dei costi sanitari generali (minori giornate di malattia e migliore fornitura di servizi) e minore mobilità utilizzata per un giorno a settimana per recarsi al lavoro.

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